In generale, per una corretta produzione di vitamina D, bisognerebbe esporsi al sole per 15-20 minuti al giorno, per almeno 4 giorni alla settimana, scoprendo braccia, viso e gambe. Purtroppo la presenza di inquinanti e polveri sottili nell’atmosfera ostacola il passaggio di raggi ultravioletti e, di conseguenza, riduce la produzione di questa vitamina.
La vitamina D è scarsamente contenuta negli alimenti: è infatti presente in alcuni pesci grassi come salmone, sgombro, pesce spada e trota, oltre che in verdure verdi, fegato, uova, latte e derivati addizionati. L’unica eccezione è data dall’olio di fegato di merluzzo, in cui è presente in elevate quantità.
La principale funzione biologica della vitamina D è mantenere normali i livelli di calcio e fosforo nel sangue e favorire l’assorbimento del calcio, contribuendo a formare e mantenere ossa forti.
Recentemente la ricerca ha suggerito anche che la vitamina D possa fornire protezione da osteoporosi, ipertensione, cancro, diverse malattie autoimmuni e depressione (stimola la produzione di serotonina, l’ormone della felicità).
I soggetti esposti alla carenza di vitamina D sono rappresentati da coloro che trascorrono ben poco tempo all’aria aperta durante la vita quotidiana e da chi non assume fonti alimentari di questa vitamina. Le categorie da tenere più sotto controllo rispetto i livelli di vitamina D sono le donne in gravidanza e in allattamento, gli anziani e i bambini.
Elisa Bernardi
Biologa Nutrizionista